Di Simone Gargiulo*
Il bullismo è una forma di oppressione subdola attraverso la quale la vittima sperimenta una condizione di umiliazione e sofferenza. Molte persone ritengono che tutto sommato una certa dose di aggressività faccia parte della vita umana e in molti casi si ritiene che il bullismo tra coetanei possa essere utile al fine di rafforzare il carattere e la personalità dei ragazzi. Accanto a questa errata percezione, c’è però una letteratura scientifica crescente che sta dimostrando gli effetti negativi che una condizione di vittimizzazione può avere su bambini e adolescenti che subiscono le prevaricazioni, in termini di caduta dell’autostima, solitudine, sentimenti di depressione e, più in generale, di disturbi psicologici e somatici. Il rischio esiste inoltre anche per i bulli, soprattutto rispetto alla probabilità di incorrere in condotte devianti e antisociali. È fondamentale comprendere che sia la vittima che il bullo condividono un bisogno d’aiuto. Nel fenomeno delle prevaricazioni tra pari l’aggressività manifestata dal bullo è di tipo proattiva, premeditata; ovvero, non di risposta a comportamenti aggressivi. Tale fenomeno è caratteristico, ma non esclusivo, dell’ambiente scolastico e si riferisce ad una relazione tra pari, tra coetanei. Il bullismo si differenzia da altri fenomeni di aggressività e di violenza per tre criteri che devono essere contemporaneamente presenti:
• l’intenzionalità: il bullo mette in atto comportamenti aggressivi e intimidatori in modo volontario e premeditato per arrecare danni alla vittima;
• la ripetizione nel tempo che crea i ruoli di bullo e di vittima. Non si tratta di un’unica azione aggressiva e di violenza, ma di comportamenti che si verificano con frequenza: tra il bullo e la vittima si instaura una relazione disfunzionale e non un’interazione occasionale (Gargiulo, 2019).
• l’asimmetria di potere, ossia lo squilibrio di forza, che può essere psicologico, sociale e/o fisico tra il bullo e la vittima, che non riesce a difendersi.
Un’ulteriore caratteristica è data dalla natura sociale del fenomeno poiché gli episodi si verificano prevalentemente alla presenza di altri compagni e coetanei, in cui, ogni membro gioca un ruolo specifico nel fermare o alimentare il bullismo. Che si tratti del bullo, della vittima o degli altri partecipanti il rinforzo vicendevole fondato sulle aspettative dei propri ruoli rende complesso per ognuno uscire dal ruolo che ricopre. Il bullo stesso ottiene vantaggi dalla messa in atto di comportamenti aggressivi, sia in termini di potere che di riconoscimento e di popolarità e quindi rinforza quel determinato modo di fare che, ai suoi occhi, rischia di divenire l’unica modalità di relazione con gli altri e, in particolare, con la vittima. Indubbiamente si trova in una situazione a lui conveniente che però ha delle conseguenze sul proprio e altrui benessere psicologico. A fronte di questo, i partecipanti alle situazioni di bullismo assumono un ruolo privilegiato nella prevenzione poiché essere soggetti attivi nella formazione di un clima di gruppo positivo e contrario alle prevaricazioni non concede spazio alla manifestazione dei comportamenti bullistici.
Il bullismo si manifesta in due principali tipologie di prevaricazioni: dirette e indirette. Le prime si riferiscono agli attacchi rivolti alla vittima con aggressioni fisiche e verbali; mentre, le seconde consistono in azioni che mirano a rovinare la reputazione o a influire negativamente sui legami sociali e amicali della vittima escludendola e isolandola per mezzo soprattutto del bullismo psicologico, ovvero tramite pettegolezzi e calunnie. Il bullismo indiretto è meno visibile, ma altrettanto pericoloso.
A queste forme tradizionali di bullismo faccia-a-faccia si affianca una nuova forma: il cyberbullismo. La legge 71/2017 lo definisce come: qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori, ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.
Inoltre, sono individuabili diverse tipologie di bullismo rivolto ai danni di coetanei che fanno parte di gruppi socialmente stigmatizzati:
- bullismo omofobico: posto in essere nei confronti di un coetaneo/a perché ha un orientamento sessuale o un’identità di genere reale o percepita come differente (omosessuale, lesbica, trans, bisessuale, ecc);
- bullismo etnico: basato sulla derisione o attacchi fisici per il colore della pelle, la nazionalità, la religione;
- bullismo sessuale: riferito a dei contatti di natura sessuale inappropriati e non desiderati dalla vittima (ad esempio palpeggiamenti);
- bullismo rivolto a coetanei con disabilità.
Il bullismo basato sullo stigma rappresenta la sovrapposizione tra il bullismo e la discriminazione che si configura come una violazione dei diritti umani poiché lede la dignità di chi lo subisce ed è contrario a principi fondamentali quali la non discriminazione, l’inclusione e la partecipazione. All’articolo 2 della Dichiarazione universale dei diritti umani si legge che tutti hanno dei diritti “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione “. Il bullismo è una violazione dei diritti umani, come sancito dalla Convenzione dei Diritti del Fanciullo (1989), quali il diritto di un bambino o di un adolescente all’educazione e a crescere in un ambiente sereno e sicuro. Il paraocchi dello stigma limita e ostacola la conoscenza dell’altro e la violenza, l’aggressività e il bullismo alimentano un vortice negativo di sofferenza e disagio psico-sociale. Il bullismo e la discriminazione si nutrono dell’indifferenza di alcuni e del supporto espresso più o meno apertamente da altri. L’impatto del bullismo legato al pregiudizio non deve essere sottovalutato ma riconosciuto e contrastato con programmi e percorsi efficaci che coinvolgano la famiglia, la scuola (nelle sue diverse componenti), l’intera comunità e ognuno di noi.
*Simone Gargiulo, psicologo. Laurea Specialistica in Psicologia conseguita presso l’Università degli Studi di Cagliari
Autore della ricerca scientifica “Le rappresentazioni sociali del bullismo veicolate dalla carta stampata” (S. Gargiulo, M. Agus, F. Marini; 2008), in collaborazione con la Cattedra di Psicologia della Formazione dell’Università degli Studi di Cagliari.
Responsabile scientifico e formatore in progetti di prevenzione e contrasto al bullismo, al cyberbullismo e ai pericoli del web rivolti agli alunni di ogni ordine e grado, genitori, insegnanti e operatori sociali.
Coordinamento scientifico, formazione, conduzione dei laboratori, monitoraggio e valutazione del progetto Cyber… Comunicando #parliamoneinrete (2018), I.C.S. n° 2 Sinnai – Scuola Polo per la Regione Sardegna, rivolto ai docenti Referenti del bullismo e del cyberbullismo.