di Elena Fiorani*
La partecipazione delle donne allo sport non è un fenomeno nuovo, infatti, le donne sono sportive attive da millenni. I primi indizi del coinvolgimento delle donne nello sport si possono trovare nelle arti e nei manufatti delle civiltà antiche. Le civiltà egizia e greca vantavano una tradizione importante in cui le donne partecipavano attivamente all’atletica, a giochi con la palla e nuoto. Durante il periodo antico, le donne non erano stigmatizzate per il loro coinvolgimento nello sport e nell’attività fisica, è il Medioevo che vede il declino della loro presenza nello sport. L’ascesa del cristianesimo in Europa ha alimentato lo stereotipo patriarcale delle donne come sesso debole e quindi non adatte allo sport.
Il rapporto tra donne e sport è sempre stato caratterizzato da pregiudizi e stereotipi, dalle categorie di buono e cattivo, da limiti che sembravano invalicabili. Con il passare del tempo alcuni di questi tabù cominciano a cadere, ma la strada da fare per poter parlare di pari dignità e diritti per lo sport femminile è ancora lunga.
Un esempio su tutti è quello del calcio, sport popolare per eccellenza, seguito a tutte le latitudini ed entrato nella cultura della nostra società. Il primo tentativo avventuroso di praticare questo sport al femminile nel nostro Paese risale al 1933: un gruppo di ragazze tentarono di vivere i loro sogni dando vita ad un’impresa sportiva che sfidava il fascismo e il mito del calcio. La loro storia è raccontata dal romanzo “Giovinette-le ragazze che sfidarono il duce” della giornalista Federica Seneghini (ed. Solferino, 2020). Fu un’avventura che durò meno di un anno, bloccata dal divieto del Coni di tenere esibizioni pubbliche di calcio femminile, che tornò così nell’oblio. Abbiamo dovuto aspettare quasi novant’anni, precisamente ottobre 2020, per assistere alla prima partita di calcio femminile giocata a San Siro, quindi proprio a Milano, dove nacque e si sviluppò il primo esperimento di calcio femminile, raccontato dal libro di Seneghini.
Negli ultimi tempi proprio dal calcio arrivano alcuni interessanti salti in avanti. Come racconta la giornalista Mara Cinquepalmi nell’ambito del magazine “Atlante. Magazine del sapere” del portale Treccani,
“Le donne in nero conquistano il calcio”. L’articolo di Cinquepalmi parte dalla storia di Grazia Pinna, prima arbitra donna del calcio italiano formatasi nell’Uisp: “Sabato 17 febbraio 1979 alla periferia di Firenze si scrive la storia – scrive Cinqupalmi – Grazia Pinna, 36 anni, arbitra l’incontro tra Colonnata e Fiorenza, partita del campionato Piccoli azzurri della UISP (Unione italiana sport per tutti). Grazia Pinna è stata la prima arbitra, anche se la sua carriera si è svolta solo nei campionati giovanili per quindici anni. Per i giornali Grazia Pinna, vedova e madre di due figli, è la donna che rompe un tabù, ma la stampa fatica a non incappare negli stereotipi”.
“Oggi abbiamo Stephanie Frappart che ha rotto il soffitto di cristallo, prima donna a dirigere la Supercoppa europea di calcio maschile il 14 agosto 2019 – prosegue l’articolo – e prima donna ad arbitrare una partita di Champions League nel novembre 2020. Anche il Super Bowl, la finale del campionato della National Football League (NFL), ha visto esordire una donna nell’arbitraggio: è toccato poche settimane fa alla quarantasettenne Sarah Thomas, arbitra a tempo pieno nella NFL dal 2015. C’è chi come il presidente dell’Aia Alfredo Trentalange conta di riuscire a vedere una donna dirigere in serie A «nel giro di due anni»”.
Mara Cinquepalmi fa parte dell’associazione Giulia Giornaliste che ha realizzato, insieme all’Uisp-Unione Italiana Sport Pertutti, il manifesto “Media, Donne e Sport: idee guida per una diversa informazione”, per una corretta informazione sullo sport femminile.
Cinque i punti base stilati per promuovere un buon giornalismo scevro da stereotipi e pregiudizi, “informare sulle discipline sportive con competenza di merito; evitare di soffermarsi sull’aspetto o i look non più di quanto si scriva dell’aspetto tecnico e delle prestazioni; evitare di focalizzarsi sulle parti del corpo ammiccanti”, e ancora, “dare alle discipline femminili pari visibilità, declinare i ruoli, le funzioni e le cariche al femminile ed evidenziare le discriminazioni e le discrepanze in termini di benefit, premi e tutele”.
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L’Uisp, Associazione di promozione sociale e Ente di promozione sportiva, si impegna fin dalla sua nascita per uno sport che sia a misura di tutti e metta al centro la persona, valorizzando le differenze e promuovendo le pari opportunità. Per questo ha promosso la “Carta europea dei diritti delle donne nello sport”, adottata da decine di Comuni in tutta Italia, attraverso un impegno che si rinnova, di crescita e condivisione con il territorio. La Carta è una base politica di lavoro che è stata adattata alle varie situazioni locali. In questa prospettiva rientra anche il progetto nazionale dell’Uisp “Differenze”, che coinvolgerà ragazze e ragazzi di quattordici regioni italiane in una campagna di comunicazione che mira a contrastare la violenza di genere, abbattendo gli stereotipi. Alla base di questo fenomeno si evidenzia un problema di natura culturale: nella nostra società, infatti, persistono ancora elementi di una cultura che definisce le caratteristiche del maschile e del femminile e dei relativi ruoli nella società sulla base di pregiudizi e stereotipi di genere, dalla forte portata discriminatoria nei confronti delle donne.
Nell’ultimo anno qualche segnale di crescita culturale lo abbiamo intercettato: le donne hanno guadagnato spazio e visibilità, riuscendo ad ottenere anche qualche tutela in più. Segnaliamo il successo di Sara Gama, calciatrice di spicco del nostro Paese, che è diventata rappresentante dei diritti ed esigenze di tutti i giocatori. La capitana della Juventus, infatti, è diventata la prima donna a ricoprire l’incarico di vice presidente dell’Assocalciatori: un riconoscimento importante dopo tanti anni di battaglie per la parità di trattamento, culminato con la decisione di aprire finalmente al professionismo anche il calcio femminile dal 2022.
Infatti, la riforma dello sport, i cui 5 decreti legislativi sono stati pubblicati in Gazzetta ufficiale in questi giorni, introduce nuove tutele per le donne sportive: uno scoglio culturale che era importante superare, infatti l’attività sportiva femminile sarà totalmente equiparata ai settori professionistici e dilettantistici in materia di tutele lavoristiche, tutele previdenziali e assicurative, con diritto alla malattia, infortuni, maternità.
*componente dell’ufficio comunicazione e stampa della UISP e responsabile della redazione Sport del Giornale Radio Sociale.