di Federica Leva
Il 25 novembre è la giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza, ed in particolare sulle Donne.
In questa occasione l’Associazione Sicura vuole porre attenzione alla violenza subita dagli uomini.
La mitologia greca ci può aiutare a raccontare di uomini maltratti.
Oltre alla democrazia, al teatro, all’arte e a tanti altri lasciti per i quali siamo grati ai greci, il mito della differenza dei generi nasce proprio nell’antichità.
Perseo, eroe greco, già noto ad Omero ed Esiodo, figlio di Zeus e di Danae, appena nato, fu gettato in mare dentro una cassa, assieme alla madre, dal nonno Acrisio, re di Argo, a cui un oracolo aveva predetto che sarebbe morto per mano del nipote. La cassa, spinta dai venti, approdò nell’isola di Serifo, dove Danae fu fatta schiava e Perseo fu allevato dal tiranno Polidette. Cresciuto Perseo, Polidette per offrire un degno dono nuziale ad Ippodamia che desiderava sposare, organizzò un banchetto rituale al quale si poteva partecipare portando un cavallo. Perseo, non possedendo un cavallo, promise a Polidette che avrebbe portato la testa decapitata della Medusa, una delle tre Gorgoni il cui corpo era comunemente raffigurato come quello di un cavallo. L’impresa era difficile, ma in soccorso di Perseo vennero Ermes ed Atena che convinsero le Naiadi a donare all’eroe un paio di calzari alati, un elmo che rendeva invisibili e una borsa di pelle (kibisis) per mettervi la testa della Gorgone. Così equipaggiato, Perseo raggiunse a volo il giardino delle Esperidi e, istruito dalle dee Gaie, penetrò nella grotta dove le Gorgoni dormivano. Per uccidere la Medusa, l’unica delle tre Gorgoni che era mortale, bisognava fare attenzione ad evitare il suo sguardo, che aveva il potere di impietrire chi la guardava. Perseo allora, vibrò il colpo guardando la Gorgone riflessa in uno scudo lucente che gli era stato donato da Atena (la metopa selinuntina evidenzia lo sforzo di Perseo di evitare lo sguardo diretto della Medusa). Dal collo reciso della Gorgone uscirono allora l’eroe Crisone e il cavallo alato Pegaso, che si trovavano nel suo grembo. Perseo depose nella kibisìs la testa della Gorgone, montò sul cavallo Pegaso e volando con esso riuscì ad evitare l’inseguimento delle altre due Gorgoni nel frattempo svegliatesi.
Nella sua fuga aerea Perseo raggiunse il paese degli Etiopi dove vide una fanciulla Andromeda, legata ad una roccia ed esposta a un mostro marino per placare la collera di Poseidone. Perseo allora si accostò al mostro, lo uccise pietrificandolo con la testa della Gorgone e liberò Andromeda, portandola con sé a Serifo, dove era ancora in corso il banchetto organizzato da Polidette.
Mostrando la testa della Medusa, Perseo impietrì anche Polidette, liberò la madre dalla schiavitù e con Danae e Andromeda se ne tornò ad Argo. La leggenda tramanda poi che Perseo, proprio nel tentativo di riconciliarsi con il nonno, uccise involontariamente Acrisio, colpendolo con un disco lanciato nel corso di una gara (e così si avverò la profezia dell’oracolo).
Perseo ( uomo ) è uno dei grandi eroi che ha sconfitto Medusa( donna ) .
Perseo si era proposto per un’impresa impossibile. Perché osare tanto?
La risposta è nella sua audacia e nel suo coraggio.
Due caratteristiche che devono avere coloro che superano o si scontrano con donne violente.
Accade agli uomini di tutte le culture e di tutti i ceti sociali, indipendentemente dall’età, dall’occupazione o dall’orientamento sessuale. Le cifre suggeriscono che almeno una su tre vittime di violenza domestica sono di sesso maschile.
La prima evidenza è che il genere di violenza compiuta da uomini e donne è spesso diversa. Fisicamente l’uomo , nella maggior parte dei casi, ha una forza molto più potente delle donne, e quindi per logica e per stereotipi e pregiudizi spesso la violenza è più fisica.
La violenza sugli uomini da parte delle donne le vede invece più spesso denigrare l’uomo, nelle sue capacità familiari, sessuali, dal punto di vista economico e, quando ci sono i figli, quello che avviene spesso è l’allontanamento da un genitore come risultato della manipolazione psicologica dell’altro genitore: gli uomini si vedono privati dei loro bambini per mesi o addirittura anni. È una violenza più psicologica ma sempre molto difficile da superare.
Testimonianza: Francesco, ha 40 anni. Due figli e un lavoro sporadico a chiamata.
La moglie nel tempo, dopo la nascita del secondo figlio ha manifestato insofferenza e difficoltà che hanno portato i due a separarsi. Francesco riferisce di notti insonni, di preoccupazioni ma soprattutto di una moglie che caricava in negativo i bambini denigrando il padre e le sue non azioni. Alla fine una sera, sono arrivati all’estremo e Francesco si è trovato costretto ad uscire di casa e a ritornare a stare dai suoi genitori.
A parte l’umiliazione del fallimento come uomo, come marito e come padre, la moglie ha iniziato a frequentare un’altra persona che all’apparenza brillante permetteva ai figli di farsi chiamare papà. È venuto in Associazione molto titubante di confrontarsi con una psicologa e più propenso a chiedere un aiuto legale.
Dopo il primo incontro di pianto ininterrotto, Francesco ha riferito il dolore e la sofferenza di non aver saputo gestire la situazione e di non avere il coraggio di affrontare la moglie e il mondo in modo corretto. Si è sentito frustrato soprattutto agli occhi dei suoi figli.
Il percorso terapeutico è speso individuale ed è centrato sulla ricostruzione di un identità positiva nell’ambiente di riferimento e alla consapevolezza di se.
Dal punto di vista psicologico la violenza e’ considerata come una figura dell’aggressività che si registra o come reazione a vere e proprie ingiustizie subite , o come tentativo di realizzazione della propria personalità.
Il comportamento aggressivo e’ una tendenza che può essere presente nelle fantasie o negli agiti di auto o etero-distruzione, o all’auto-affermazione. Solitamente alla base di tutto c’è la competizione e l’instaurazione del predominio e del soggiogamento di quanti vengono percepiti come rivali. Spesso si evidenzia nell’aggressivo l’effetto catartico e di rinforzo sentendosi bene quando scopre che la sua vittima è stata adeguatamente danneggiata.
Per concludere si evidenzia come la violenza di genere legata ad aspetti aggressivi, pur partendo da Thanatos (pulsione di morte) non è solo un istinto primario, come la fame, ma è culturalmente modulabile essendo largamente connotata dall’interazione sociale.
Federica Leva
Psicologa-Psicoterapeuta. Volontaria Associazione Sicura
https://www.associazionesicura.it/