di Angelo Fiocco
È a tutt’oggi convinzione fin troppo diffusa che nelle persone cieche, tatto, udito e olfatto siano dotati di abilità percettive superiori rispetto a quelle possedute da coloro che vedono, tuttavia gli studi compiuti al riguardo dalla psicologia e dalle neuroscienze ne smentiscono ogni fondamento.
Certo, in assenza della vista è giocoforza doversi avvalere dei canali sensoriali rimasti integri, ma se il guardare diviene fin dai primi mesi di vita azione spontanea e via via più autonoma conseguente al vedere, quelle del toccare, dell’ascoltare e – aggiungiamo pure – dell’annusare presuppongono che la persona non vedente, soprattutto nel corso dell’età evolutiva, sia motivata a compierle e messa nelle condizioni di farlo, giacché non si può né toccare un oggetto che non si sa essere a portata di mano, né identificare un suono/rumore di cui si ignorano origine e causa, né riconoscere un odore fra i tanti che sono propri di ciascun ambiente.
Definire “vicarianti” i sensi appena sopra ricordati, in quanto svolgono un ruolo parzialmente compensativo della vista, è corretto, mentre si rivela fuorviante e non di rado pericoloso attribuire ad essi facoltà mirabolanti, con il rischio di ingenerare o di coltivare aspettative destinate ad essere deluse.
Vediamone dunque insieme le prerogative e i limiti principali, la cui comprensione credo risulti più agevole enumerando per prime le caratteristiche specifiche della percezione visiva che, stanti la sua superiorità biologica su tutti gli altri sensi e il suo impiego spontaneamente prioritario da parte dell’individuo, ben si configura quale metro di comparazione.
. Tramite essa, il soggetto riceve la maggior parte delle informazioni provenienti dal mondo esterno, nondimeno l’interpretazione di buona parte di esse è resa possibile dal coordinamento vista-tatto, che egli impara ad esercitare fin dalla prima infanzia.
. La vista è senso a distanza e fruisce di un campo percettivo molto ampio, il quale permette di vedere simultaneamente più sequenze e più oggetti sia vicini che lontani tra loro.
. Essa consente fra l’altro di:
– porsi in relazione con il tutto,
– cogliere e gestire in tempo reale i rapporti tra sé e lo spazio,
– cogliere i rapporti di reciprocità,
– osservare la realtà fisica nel suo eventuale trasformarsi.
. La vista possiede un alto potere risolutivo, e dà così modo di vedere distintamente anche oggetti minuti.
. Essa permette di comunicare anche in modalità extraverbale.
. La peculiarità forse più saliente della vista è però la capacità di distinguere i colori, la prospettiva e i mutamenti fenomenici dell’immagine legati ai cambiamenti di posizione del soggetto e/o dell'”oggetto visivo”.
Il tatto
. Posto che la percezione tattile o aptica è diffusa su tutta la superficie del corpo, il suo organo “elettivo” è la mano.
. Le proprietà percettive del tatto si concretano a patto che l’esplorazione dell’oggetto/forma sia compiuta con le mani in movimento, cosa questa che presuppone l’intenzionalità del toccare.
. Il tatto è in grado di fornire informazioni circa il peso, le dimensioni e la temperatura dell’oggetto che si sta toccando.
. L’esplorazione tattile avviene in maniera analitica e comparativa; ne consegue che, durante il percorso educativo, è opportuno ricorrere, ove necessario, al confronto dell’oggetto esplorato con altri oggetti.
. Il tatto è sollecitabile dalla qualità delle texture e più in generale della materia.
. Gode di potere risolutivo limitatissimo, quindi non consente di analizzare in dettaglio e dunque di riconoscere gli oggetti molto piccoli.
. Le sue capacità sincretiche, relative cioè alla percezione globale, sono inversamente proporzionali alle dimensioni dell’oggetto/forma esplorato.
. Il tatto non è senso a distanza, e il suo impiego ottimale diviene possibile soltanto grazie ad un addestramento mirato e accuratissimo.
L’udito
. È senso a distanza.
. Le sue capacità di discriminazione diminuiscono comunque con l’aumentare della lontananza tra soggetto e fonte sonora, della quantità delle fonti sonore dentro uno spazio contenuto e della distanza tra di esse.
. L’udito aiuta a operare importanti rilevazioni, in quanto esso percepisce i contrasti tonali (grave-acuto) e le relative sfumature intermedie, l’eco e la sua assenza, nonché, in condizioni favorevoli, la posizione topologica della fonte sonora.
. Sebbene estesa, la gamma di informazioni che transitano attraverso l’udito è influenzabile dal tasso di inquinamento acustico presente in numerosi ambienti, dai fenomeni atmosferici (neve, pioggia, vento teso, ecc.), e da eventuali disturbi transitori o cronici dell’apparato otorino-laringeo (acufeni, otiti, riniti, ecc.).
L’olfatto
. Opportunamente sviluppato e impiegato, esso può veicolare informazioni utili di carattere ambientale, e favorire la percezione simultanea di due o più odori, specie se diversi tra loro.
. Ancorché senso a distanza, esso aiuta a localizzare la provenienza degli odori soprattutto da vicino.
. Come l’udito, è particolarmente sensibile al verificarsi di taluni fenomeni atmosferici e ambientali (nebbia, smog, ecc.), e gli stimoli da esso veicolati possono subire distorsioni a seguito di alterazioni fisiche transitorie o croniche (riniti, sinusiti, ecc.).
Mi sono imbattuto più volte in insegnanti di bambini e adolescenti disabili della vista i quali, persuasi che i sensi vicarianti fossero provvisti di capacità taumaturgiche, si stupivano che il loro alunno non riconoscesse al tatto una determinata figura riprodotta in rilievo o, all’udito, l’azione compiuta con o su un determinato oggetto, ed ho sempre chiesto loro se prima di proporre una specifica esperienza avessero provato a compierla personalmente. Le risposte affermative non hanno superato lo 0, segno questo che la buona fede, da sola, non basta a vincere il pregiudizio.